Ho subito violenza


Così inizia una storia di vita che ha bisogno di essere raccontata. Non fa parte, purtroppo, di un racconto di fantasia. Violenza fisica e psicologica fatta di molestie e torture. Privazioni di libertà e privazione del necessario minimo per vivere. Quante volte ho pensato di raccontare tutto questo? Ho iniziato a subire queste violenze da quando ricordo di essere in vita e il tentativo di farne ancora risale a pochi mesi fa. Una intera vita, ormai non breve, dato che ho 55 anni. Cosa porta a non denunciare? Chiaro...quando nasci dentro ad una violenza, la violenza è la normalità. Inutile raccontare che pensi di meritarla ecc. Vorrei, per l'appunto, spiegare qualcosa che solitamente non viene detto. Io ho pensato e detto di chiamare i carabinieri più volte e più volte sono arrivato alla porta dei carabinieri e non sono entrato. Ho però, anni fa, scritto un memoriale su di uno specifico episodio particolarmente grave che coinvolgeva un'altra persona a me cara e questo memoriale fu consegnato ad un avvocato. È lì a protezione, nel caso fosse accaduto l'irreparabile, dato che ho rischiato la morte più volte. Non sono andato oltre, non ho fatto mai denunce. Il motivo? A che serve. A che serve è anche l'imperativo che ora, anzi prima perché nei fatti ora ho deciso diversamente, ma il tormentone che resta fisso nella testa di chi ha subito violenza è...non serve a niente, anzi peggiora. Cosa mi fa oggi pensare che non sia così? Io ho lavorato molto su me stesso. Ho studiato. Mi contentavo in passato di dire che non ero come loro, che comunque non mi avevano rovinato e che piano piano avrei preso le distanze dalle persone e di conseguenza dai fatti. Il problema è che i tempi sono lunghissimi e che alla fine trovi sempre altri diretti o potenziali violentatori. Il tuo corpo parla, i tuoi occhi, il tuo modo di essere, di agire attira i violentatori. E tu ti contenti di essertela cavata... se poi te la cavi. Non frequenti che possibili violentatori perché primo è l'unico linguaggio che conosci e secondo con le persone "normali" prima o poi dovrai entrare dentro ad un linguaggio che giustifichi la tua vita e niente la giustifica a lungo. Quindi cambi amicizie e frequentazioni e stai dentro a quel limbo paraperverso, dove nessuno ti chiederà conto di niente. Ecco spiegato il motivo della mia presa di posizione. Smettere di scappare, smettere di giustificarsi. Non solo, ma io sono stato il primo giustificatore dei miei violentatori...come stanno? Cosa fanno? Tutti bene! Ci si vede poco...ma fanno tante cose...io semmai sono sempre stato lo strano della famiglia ah ah ah... Cose patetiche che non convincono nessuno. Nel tempo ognuno poi diviene, nell'aspetto, ciò che è. La perversione, io non ho problemi di ammetterlo nei loro confronti (forse un'ulteriore giustificazione delle loro malvagità), probabilmente hanno una malattia mentale. Ma nel tempo gli aspetti esteriori hanno trasformato il fisico in quello che sono e siamo. I mostri vanno sempre più a prendere sembianze da mostri e gli angeli, da angeli. Ho creduto spesso di non aver capito quello che mi capitava o mi era capitato. Ma avendo una memoria a prova di test, in casa facciamo un gioco, Lorenza e Sofia dicono una data, anno, mese e giorno dal 1968 in poi ed io dico cosa facevo e verifichiamo con fatti della tv o della cronaca se ho ragione e restano stupite di verificare la mia memoria non comune. Questa memoria, appunto, mi impedisce di dire a me stesso...me le sono inventate. Anzi questa memoria, così scioccante per le persone normali, nasce proprio dal mio inconscio che dice appunto a me stesso...ti prego non dimenticarlo! Ho preso solo da pochi mesi coscienza e distanza dai miei torturatori e ho sempre tenuto Lorenza e Sofia lontane fisicamente da queste persone. Esiste un danno comune a tutti quelli che hanno subito violenze e cioè quello di pensare di non meritare niente dalla vita, ma che tutto potrai solo rubarlo alla vita. Distanziarmi da certe persone ha creato un miracolo direi di tipo genetico. Piano piano ho iniziato a pensare a cosa mi meritavo. Intendo cose minime. Solo chi ha vissuto certe cose credo possa capire. Parlo di una maglietta nuova o solo, tra le paste alla crema di un vassoio, la pasta alla crema più buona. Prima sceglievano gli altri, poi, dopo aver chiesto...avete scelto? Sceglievo io. Tanto a me, va bene tutto. Questo è uno di quegli elementi che porta l'abusatore a capire con chi ha a che fare e ad approfittarsene a sua volta fino a che può. Pochissime persone intorno me conoscono tutto questo...ora un po' di più. Per liberare il futuro, dobbiamo liberare il passato.


Roberto Casi

26/02/2019

 

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