Ryszard Cieslak attore del “Teatro Laboratorio” e Jerzy Grotowski Regista e padre del "Teatro Povero"
Realizza la tua povertà.
Nel teatro puoi trovare l’opportunità per farlo, prova questa esperienza
della povertà, dirai..è bellissimo, non credevo!
La perfetta letizia è non avere niente tranne la propria immaginazione.
Rendersi conto di non aver bisogno che d’immaginazione è la più
eccitante esperienza che l’essere umano può trovarsi a vivere..(non
attendiamo quell’attimo prima della morte per capirlo…eh??!!).
“Se non tornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli…” Gesù
anche quando usa tempi al passato o al futuro parla in realtà sempre
dell’ora, del presente, del subito. Tu ora puoi entrare nel regno dei
cieli.. torna bambino, liberati dal bisogno che hai per “essere” dei
tanti accessori che ti rappresentano e ora sei già nel regno dei cieli.
Il bambino senza immaginazione è un bambino malato, l'adulto è
sano...(???)
Il suo contrario cioè dannarsi ti fa subito vivere
l’inferno in terra, questo lo si capisce bene…
Il teatro come esperienza per il recupero dell’eden perduto.
Chiunque abbia avuto una esperienza seria dell’essere attore di teatro
sa di cosa parlo. Partire dal teatro per ritrovare, attraverso la
finzione, la verità del nostro essere eterni e quindi vivere
l’esperienza di tornare a casa cioè nel “per sempre”. L’assoluto,
vissuto qui ora nel presente come lo vive ogni bambino, mentre l’adulto,
purtroppo quasi sempre, si perde tra progetti e ricordi.
La sacralità dell’attore.
Il teatro prima della messa perchè è così storicamente.
Nelle catacombe romane le prime messe erano vere rappresentazioni
teatrali a imitazione della tragedia greca. L’ingresso in processione,
l’antefatto della storia del Corifeo (come le letture dalla Bibbia), la
riflessione del Corifeo, (l’omelia del sacerdote) il ditirambo (canti
del coro), l’elevazione dell’ostia consacrata (il parossismo)…”…per
Cristo, con Cristo ed in Cristo… ogni onore e gloria…Amen!”. L’amen più
importante dell’intera messa..il SI. L’attore principale colui che
affronta la tragedia è il Dio (Dionisio) e l’uomo che muore per
risorgere nello spettacolo seguente (il Cristo presente nella messa come
vero Dio e vero uomo che muore e risorge). Nella conclusione: il
sacrificio, l’espiazione e la catarsi, (la remissione dei peccati, la
purificazione, l’assoluzione,) la processione finale. Fine….domani si
replica!
Il teatro…recitar la messa, cantarla…l’attore…il sacerdote.
Per recitare non serve un testo né una scena, serve “immaginazione”. Il
testo e la scena nascono con essa …tutto è scena, tutto è testo (Marco
Paolini con “Vajont” ce lo ha dimostrato benissimo).
Da qui all’esigenza di una tecnica rivolta al trasferimento
dell’immaginazione da dentro a fuori di noi.
Facile è arrivare ad un percorso di autoanalisi su chi siamo o crediamo
di essere.
La tecnica è per tirare fuori la voce, la gestualità per l’espressione.
L’osservazione di noi e degl’altri nel proprio agire è la migliore
scuola per un attore.
Tecnica come unico patrimonio, mestiere..inteso come capacità e non
impiego.
L’attore non lascia che il proprio corpo sacro sia disonorato.
Il tempio del proprio corpo.
Buster
Keaton in "Film" (1964) di Samuel Beckett
Essere attori non è buttarsi nel ridicolo…il gesto, la parola devono
uscire eleganti, misurati,anche nelle scene più violente. L’attore danza
nella scena sempre, cammina come volare, parla come cantare. La sua idea
creativa lo porta ad un’indagine personale, il regista deve considerare
questo aspetto….delicatezza ci vuole.
L’idea creativa è sempre uno strumento di indagine personale.
Con Jerzy Grotowski (Rzeszów, 1933 – Pontedera, 1999) l’attore abbandona
la maschera e rivela sé stesso. L’unico vero passo in avanti per
l’attore, dai tempi dell’antico teatro greco del più famoso attore Tespi,
avviene con Grotowski.
L’attore e il suo bisogno di mascherarsi, di ingannare lo spettatore.
Direi che è il circo la linea diretta con l’antico teatro greco…il
grande ingannatore è l’artista del circo…”Il più grande elefante del
mondo!!! Il più forte uomo della terra !!! La donna cannone!!!”.La
grande ipocrisia (ipocrites, così veniva chiamato Tespi) è oggi solo nel
mondo del circo.
Con Grotowski l’attore perde la possibilità di nascondersi e si rivela.
Oggi l’attore non può più evitare questa conquista come non si poteva
più dire ai tempi di Galileo…”..eh no, è il sole che gira intorno alla
terra, Galileo ha ritrattato!” Ormai il sasso nello stagno è stato
gettato e da sole le onde colpiscono le sponde. L’attore ha
definitivamente perso le difese…non si torna più indietro. Chiunque
voglia fare l’attore oggi, lo sappia, deve accettare questa
spogliazione. Sicuramente è qui la risposta alla crisi del teatro di
oggi. Nessuno più osa scoprirsi? Il collegamento con la società e le sue
infinite maschere è diretto. Il teatro e il suo sacerdote l’attore sono
la speranza per ritrovare la strada al rito sacro del vivere quotidiano.
Il teatro è la pulsazione vitale, il teatro in agonia è l’uomo in
agonia. Ci vogliono volontari coraggiosi, perchè cari miei, il coraggio
è necessario per vivere eh!
Come viaggio dentro alla ricerca di chi siamo per noi e per gl’altri
offro la visione di una parte del film “Un’altra donna” di Woody Allen
del 1988.
Sul vivere l’attimo e viaggiare con l’immaginazione, due parti del
bellissimo film evocativo “Prima dell’alba” di Richard Linklater del
1995.
Sul valore del niente (del debole) e del concetto tempo che corrode,
antitesi dell’eterno, due parti dell’opera straordinaria “Stalker” del
1979 diretto da Andrej Tarkovskij.
Per comprendere il teatro di Grotowski e come l’attore canti comunque e
sempre il testo e come il gesto mantenga l’eleganza anche in scene
drammatiche e caotiche, propongo la scena finale del suo più conosciuto
spettacolo di teatro, Akropolis di Jerzy Grotowski del 1962.