In realtà non abbiamo le corde vocali per parlare, ma per cantare,
esattamente come fanno gli animali.
Il linguaggio è un esigenza che parte dal pensiero e che obbliga il
corpo ad adattarsi a questa richiesta.
Le corde vocali, la respirazione, e tutte le cavità di risonanze offrono
possibilità ben più grandi di quello che ci serve per parlare.
Per parlare ci serve pochissimo. Oggi poi che abbiamo gli strumenti per
amplificare la voce, possiamo permetterci di comunicare benissimo senza
l’uso del diaframma e addirittura delle corde vocali stesse…possiamo
parlare anche senza corde vocali, o con l’apparato vocale molto
compromesso. Pensate a quanti lo fanno o lo hanno fatto.
Io ho visto a teatro il bravissimo attore Aldo Giuffrè; la sua voce dopo
l’operazione alla gola non possedeva più i semitoni, praticamente non
modulava, le sue possibilità di espressione potevano essere fortemente
limitate e così anche era, ma riusciva a compensare tutto questo con l’
esperienza, la tecnica e qualcosa che probabilmente neanche lui
conosceva.
Forse è quel mistero collegato alla voce che la scienza non ha ancora
carpito. Si parla di stimolazioni elettriche dal cervello che
metterebbero in movimento la corda vocale e non il passaggio dell’aria,
ma ancora i “luminari” non si sono decisi…noi attendiamo..ci interessa
limitatamente di fronte all’esecuzione di Vasco Rossi, di Maria Callas o
di Aldo Giuffrè. Noi vogliamo solo che loro esistano..(o che siano
esistiti).
Infatti non si contano attori, cantanti pop, jazz e anche lirici con
malattie alle corde vocali di vario tipo…(polipi, disfonie, laringiti
croniche, ecc.).
Cosa avrà avuto Louis Armstrong nella gola???..eppure….
Il tenorissimo Mario del Monaco si racconta (ho testimonianze dirette di
questo!) che sputasse sangue tra un esecuzione e l’altra dietro le
quinte del palcoscenico…fa effetto vero??…ma il teatro è fatto per gente
poco suscettibile!
A parte l’eccesso dell’uso della voce per motivi legati allo
sfruttamento della propria immagine a fini artistici/economici (lo show
business che ha colpito Mario del Monaco che ha replicato l’Otello di
Verdi ben 427 volte…oppure il cantante Bill Kaulitz dei Tokio Hotel,
così giovane, che viene operato per problemi alle corde vocali dovuti a
iper-lavoro ) a parte questo, cantare non porta mai la voce a subire dei
danni se usata correttamente….ci vuole però la giusta misura (come tutto
del resto nella vita).
Nel canto noi comunichiamo il sentimento quindi possiamo limitare l’uso
delle parole.
Pensate ai bei tempi delle serenate d’amore…valeva più un “Dicitencello
vuje” cantata a dovere che mille inutili stancanti parole magari pure
false, come ogni amante è capace di fare, vero!!!??.. Perchè è chiaro,
con le parole tu puoi ingannare, ma con il canto no.
Sapete perchè Vasco Rossi è uno straordinario cantante? Perchè è vero!
Racconta con verità le sue storie, racconta la sua vita. Forse non sei
d’accordo con lui, ma dice la verità…lui quello vive, quello pensa e
quello canta.
Cantare la verità e risplendere.
Maria Callas parlava di “accendersi in scena”. Come se il canto
illuminasse la sua azione e realizzasse quell’esigenza di sintesi che
ogni uomo ha. Ecco perchè la Callas è “Divina”…perchè comunica “oltre”.
Infatti non serve, per capire la sua grandezza, ascoltare virtuosismi
straordinari, ma basta una parola, due note basse appena accennate nel
canto, per sentire la differenza con gl’altri cantanti…quell’accendersi..accende.
Voglio rivolgere un appello e chiarire che non c’è handicap che possa
escluderci dal provare l’emozione del canto.
Il canto non è per pochi!
I sordomuti possiedono le corde vocali solo non sentono la propria voce
e hanno difficoltà a controllarla. Non voglio parlare di un maestro di
canto di fine ’800, un prete, che riusciva addirittura a farli cantare
divinamente. Voglio però invitare tutti…(tutti!)..a fare l’esperienza
del canto, perchè come dice il cantante Demetrio Stratos, grande
ricercatore delle infinite possibilità della voce, lui affermava che
oggi il canto è limitato a pochissime possibilità, ci limitiamo ad
esercizi ginnici…ma il canto è molto altro. Dobbiamo, aggiungo io,
accettare e riscoprire alternative a quello che già conosciamo, anche
per offrire nuove strade d’espressione e non ripeterci all’infinito.
Vasco Rossi, piuttosto che Frank Sinatra o Maria Callas, Mina, Aretha
Franklin e Billie Holiday nelle migliori delle possibilità, sono modelli
già più che sfruttati e loro comunque saranno sempre più bravi di voi
nel loro campo. Esistono però altre culture da approfondire…il canto
africano, indiano, tibetano…il canto tradizionale, etnico… e c’è il tuo
canto. Non si deve essere superman, basta possedere il desiderio del
canto e anche senza corde vocali si può provare la profonda esperienza
dell’essere cantanti.
Il canto ti aspetta.
La preparazione posturale, la respirazione e l’emissione controllata del
suono sono il canto…poi aggiungici la tua cultura, il tuo pensiero e ti
ascoltiamo raccontarti attraverso linguaggi sensoriali che sfuggono alla
nostra cosciente memoria ma che sono stampati nel profondo della nostra
anima.
“…mi strappai la camicia di dosso quando mio padre non comprese cosa era
per me essere attore, da quel momento uscii di casa e non vi feci più
rientro. Molti anni dopo venni a sapere delle mie origini ebraiche e che
nel segno dello strappo delle vesti c’è il significato dell’ultima
parola, del..non si torna indietro. Qualcosa di arcaico stampato nella
mia anima me lo aveva suggerito.” Da una storia vera…
Come video di Vasco Rossi metto un documento straordinario. Un grande
dono che lui fa generosamente a chiunque volesse prendere o saccheggiare
la sua carne terrena…ma solo quella. Si riconosce, come dice lui ad un
giornale, l’ispirazione dal Living Theatre e dal surrealismo di Samuel
Beckett.
Per Maria Callas un documento raro “rubato” alla Scala di Milano. Una
“Medea” di Luigi Cherubini. La sua mimica la rende simile ad una diva
del cinema muto degli anni ’20 (ricorda Francesca Bertini!) mentre la
registrazione è del 1961. La sua gestualità è tipica del teatro greco di
cui lei è direttamente discendente. La grande sacerdotessa Maria Callas
che ci tiene inchiodati con lo sguardo al suo agire.
Di Demetrio Stratos il “Canto dei pastori” dove la sua voce è uno
strumento. Stranamente anche Demetrio, come Maria Callas, è Greco; come
se le origini della tragedia greca ci rincorressero quasi a dirci di
arrendersi all’evidenza della sacralità della voce.