Smettiamo di parlare … e cantiamo!


Roberto Casi


In realtà non abbiamo le corde vocali per parlare, ma per cantare, esattamente come fanno gli animali.
Il linguaggio è un esigenza che parte dal pensiero e che obbliga il corpo ad adattarsi a questa richiesta.
Le corde vocali, la respirazione, e tutte le cavità di risonanze offrono possibilità ben più grandi di quello che ci serve per parlare.
Per parlare ci serve pochissimo. Oggi poi che abbiamo gli strumenti per amplificare la voce, possiamo permetterci di comunicare benissimo senza l’uso del diaframma e addirittura delle corde vocali stesse…possiamo parlare anche senza corde vocali, o con l’apparato vocale molto compromesso. Pensate a quanti lo fanno o lo hanno fatto.
Io ho visto a teatro il bravissimo attore Aldo Giuffrè; la sua voce dopo l’operazione alla gola non possedeva più i semitoni, praticamente non modulava, le sue possibilità di espressione potevano essere fortemente limitate e così anche era, ma riusciva a compensare tutto questo con l’ esperienza, la tecnica e qualcosa che probabilmente neanche lui conosceva.
Forse è quel mistero collegato alla voce che la scienza non ha ancora carpito. Si parla di stimolazioni elettriche dal cervello che metterebbero in movimento la corda vocale e non il passaggio dell’aria, ma ancora i “luminari” non si sono decisi…noi attendiamo..ci interessa limitatamente di fronte all’esecuzione di Vasco Rossi, di Maria Callas o di Aldo Giuffrè. Noi vogliamo solo che loro esistano..(o che siano esistiti).
Infatti non si contano attori, cantanti pop, jazz e anche lirici con malattie alle corde vocali di vario tipo…(polipi, disfonie, laringiti croniche, ecc.).
Cosa avrà avuto Louis Armstrong nella gola???..eppure….
Il tenorissimo Mario del Monaco si racconta (ho testimonianze dirette di questo!) che sputasse sangue tra un esecuzione e l’altra dietro le quinte del palcoscenico…fa effetto vero??…ma il teatro è fatto per gente poco suscettibile!
A parte l’eccesso dell’uso della voce per motivi legati allo sfruttamento della propria immagine a fini artistici/economici (lo show business che ha colpito Mario del Monaco che ha replicato l’Otello di Verdi ben 427 volte…oppure il cantante Bill Kaulitz dei Tokio Hotel, così giovane, che viene operato per problemi alle corde vocali dovuti a iper-lavoro ) a parte questo, cantare non porta mai la voce a subire dei danni se usata correttamente….ci vuole però la giusta misura (come tutto del resto nella vita).
Nel canto noi comunichiamo il sentimento quindi possiamo limitare l’uso delle parole.
Pensate ai bei tempi delle serenate d’amore…valeva più un “Dicitencello vuje” cantata a dovere che mille inutili stancanti parole magari pure false, come ogni amante è capace di fare, vero!!!??.. Perchè è chiaro, con le parole tu puoi ingannare, ma con il canto no.
Sapete perchè Vasco Rossi è uno straordinario cantante? Perchè è vero! Racconta con verità le sue storie, racconta la sua vita. Forse non sei d’accordo con lui, ma dice la verità…lui quello vive, quello pensa e quello canta.
Cantare la verità e risplendere.
Maria Callas parlava di “accendersi in scena”. Come se il canto illuminasse la sua azione e realizzasse quell’esigenza di sintesi che ogni uomo ha. Ecco perchè la Callas è “Divina”…perchè comunica “oltre”. Infatti non serve, per capire la sua grandezza, ascoltare virtuosismi straordinari, ma basta una parola, due note basse appena accennate nel canto, per sentire la differenza con gl’altri cantanti…quell’accendersi..accende.
Voglio rivolgere un appello e chiarire che non c’è handicap che possa escluderci dal provare l’emozione del canto.
Il canto non è per pochi!
I sordomuti possiedono le corde vocali solo non sentono la propria voce e hanno difficoltà a controllarla. Non voglio parlare di un maestro di canto di fine ’800, un prete, che riusciva addirittura a farli cantare divinamente. Voglio però invitare tutti…(tutti!)..a fare l’esperienza del canto, perchè come dice il cantante Demetrio Stratos, grande ricercatore delle infinite possibilità della voce, lui affermava che oggi il canto è limitato a pochissime possibilità, ci limitiamo ad esercizi ginnici…ma il canto è molto altro. Dobbiamo, aggiungo io, accettare e riscoprire alternative a quello che già conosciamo, anche per offrire nuove strade d’espressione e non ripeterci all’infinito. Vasco Rossi, piuttosto che Frank Sinatra o Maria Callas, Mina, Aretha Franklin e Billie Holiday nelle migliori delle possibilità, sono modelli già più che sfruttati e loro comunque saranno sempre più bravi di voi nel loro campo. Esistono però altre culture da approfondire…il canto africano, indiano, tibetano…il canto tradizionale, etnico… e c’è il tuo canto. Non si deve essere superman, basta possedere il desiderio del canto e anche senza corde vocali si può provare la profonda esperienza dell’essere cantanti.
Il canto ti aspetta.
La preparazione posturale, la respirazione e l’emissione controllata del suono sono il canto…poi aggiungici la tua cultura, il tuo pensiero e ti ascoltiamo raccontarti attraverso linguaggi sensoriali che sfuggono alla nostra cosciente memoria ma che sono stampati nel profondo della nostra anima.
“…mi strappai la camicia di dosso quando mio padre non comprese cosa era per me essere attore, da quel momento uscii di casa e non vi feci più rientro. Molti anni dopo venni a sapere delle mie origini ebraiche e che nel segno dello strappo delle vesti c’è il significato dell’ultima parola, del..non si torna indietro. Qualcosa di arcaico stampato nella mia anima me lo aveva suggerito.” Da una storia vera…
Come video di Vasco Rossi metto un documento straordinario. Un grande dono che lui fa generosamente a chiunque volesse prendere o saccheggiare la sua carne terrena…ma solo quella. Si riconosce, come dice lui ad un giornale, l’ispirazione dal Living Theatre e dal surrealismo di Samuel Beckett.
Per Maria Callas un documento raro “rubato” alla Scala di Milano. Una “Medea” di Luigi Cherubini. La sua mimica la rende simile ad una diva del cinema muto degli anni ’20 (ricorda Francesca Bertini!) mentre la registrazione è del 1961. La sua gestualità è tipica del teatro greco di cui lei è direttamente discendente. La grande sacerdotessa Maria Callas che ci tiene inchiodati con lo sguardo al suo agire.
Di Demetrio Stratos il “Canto dei pastori” dove la sua voce è uno strumento. Stranamente anche Demetrio, come Maria Callas, è Greco; come se le origini della tragedia greca ci rincorressero quasi a dirci di arrendersi all’evidenza della sacralità della voce.


Roberto Casi

05/09/2011

 

 

 

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