Storie incrociate

Beppe, il nonno detto "Il Gallo"...un poggio sopra ad Arezzo porta il suo nome. Usava frequentarlo il nonnino con le sue belle amanti. Lo frequentava da "Gallo" (non nego di averlo frequentato anche io cercando di meritare la discendenza). Ma la mattina del 23 settembre 1935 il nonno Beppe è preso da altri pensieri..è in attesa del quinto figlio e la moglie, mia nonna, ha già finito il tempo. Ormai è questione di ore più che di giorni ed il bambino nascerà. Beppe sta finendo di costruire il ponte della Chiassa. Lui, impresario edile, in attesa del quinto figlio, avendo avuto solo femmine, la mattina del 23 settembre 1935 smania di tensione e preoccupazione per un altra bocca da sfamare e per il timore di ritrovarsi la quinta figlia femmina. Per quei tempi qualcosa significava avere un figlio maschio, anche a livello economico. Come tutti i mariti del tempo non è che avrebbe assistito al parto, anzi era appunto al lavoro. Ma rimanere lontani, mentre la moglie partoriva, non era collegato ad un disinteresse. Questo comportamento ha antiche tradizioni giudaiche. Alla base c'è un rispetto dei ruoli che obbliga il marito a stare un passo indietro e anche un rispetto dei luoghi, dove soltanto le donne possono ritrovarsi insieme non solo durante il parto ma anche nei periodi di fertilità. Luoghi che diventano sacri come sacro è il progetto di vita ancora prima della vita.

Beppe viene avvisato durante i lavori che si, è di nuovo Padre...e di un maschio!!! Il suo nome sarà Alvaro (mio Padre). Pare che Alvaro si chiamasse un bravo e bel medico amico di famiglia. Un uomo gentile, di cultura, capace e molto elegante...così lo descriveva mia nonna. Il nonno Beppe però doveva esternare la sua gioia con qualcosa di concreto e "eterno". Scrisse allora in una pietra con lo scalpello...23 settembre 1935...e la cementò sul ponte della Chiassa. Chiunque vedesse oggi questa scritta sappia che è lì più a ricordo della nascita di mio Padre che della costruzione del ponte.

Roberto Casi

31/07/2012

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